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L'etnografia come forma di (ri)abilitazione

  • Immagine del redattore: Gabriele Carmelo Rosato
    Gabriele Carmelo Rosato
  • 7 lug
  • Tempo di lettura: 2 min

Aggiornamento: 21 ott

Il 10 luglio 2025 sono intervenuto al X Convegno Internazionale di Etnografia e Ricerca Qualitativa, presso l'Università di Trento. Il mio intervento si inseriva nel panel "Teorizzare l'etnografia attraverso le discipline e gli approcci metodologici", organizzato da Ester Gallo e Chiara Bassetti. Ecco il video completo.



Quando l'etnografia diventa uno spazio di guarigione

La mia presentazione si è concentrata sul metodo etnografico adottato nel progetto di ricerca di 14 mesi volto a ricostruzione gli effetti sul lungo termine dei traumi infantili. Attraverso interviste qualitative, etnografia visuale e strumenti di ricerca creativi come le mappe verbali, ho osservato come il trauma si manifesta nelle relazioni e negli spazi, trasformando ambienti un tempo familiari in luoghi infestati e carichi di tensione. Il progetto mirava a comprendere come questi spazi possano essere trasformati in ambienti sicuri attraverso pratiche narrative e partecipative.


L'etnografia come processo trasformativo

L'etnografia, in questo contesto, non è stata semplicemente una scelta metodologica, ma è diventata un processo condiviso di creazione di significato. I partecipanti non sono stati fonti passive da cui raccogliere informazioni, ma co-autori dell'etnografia. Per 25 dei 31 partecipanti, le interviste sono state descritte come "utili" o "terapeutiche", anche se l'intento non era clinico. Questi spazi narrativi sono diventati liminali, nel senso che è su quella soglia per molto di loro che il processo di riabilitazione è iniziato.


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Corpi, spazi e memoria

Basandosi sul concetto di "perturbante" di Freud e sull'Hantologie di Derrida, l'analisi ha esplorato il modo in cui il trauma persiste negli spazi, attraverso i suoi residui. I partecipanti hanno catturato e condiviso foto, video e schizzi di stanze, oggetti e angoli delle loro case che avevano un significato nei loro processi di guarigione. Queste narrazioni visuali hanno mostrato le abitazioni come un luoghi liminali, di confine.


Il mio intervento propone che la ricerca etnografica (soprattutto quella che coinvolge persone e comunità traumatizzate) non debba solo raccogliere testimonianze, ma anche contribuire a ricostruire gli spazi in cui tali narrazioni possano essere raccontate in modo sicuro. L'etnografia, in questo senso, è non solo un modo di osservare partecipativamente, ma un modo di stare con le persone.


Le slide sono disponibili per il download qui sotto.


 
 
 

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