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Sentirsi al sicuro 'da' cosa e 'per' far cosa

  • Immagine del redattore: Gabriele Carmelo Rosato
    Gabriele Carmelo Rosato
  • 20 dic 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Quando ci si riferisce ai programmi di safeguarding, il concetto a cui spesso si allude è quello di un sistema di protezione per le persone vulnerabili; ed è così, ma non solo. Perché la sicurezza, in questo ambito, va ben oltre la semplice difesa dalle minacce: rappresenta anche la base sicura che permettere alle persone di esprimersi, crescere, prosperare senza ritorsioni. Esplorando più a fondo, possiamo identificare due dimensioni complementari del concetto di sicurezza: quella difensiva e quella abilitante. Entrambe sono essenziali, e comprenderne l’interazione può aiutarci a promuovere ambienti safe, in particolare per le persone vulnerabili.



La sicurezza come forma di difesa

La sicurezza difensiva è la base. Si tratta di garantire protezione dalle minacce fisiche, psicologiche o sociali che possono mettere a rischio il benessere di una persona. Ad esempio:

Protezione dai pericoli fisici: mettere al riparo le persone da abusi, trascuratezza o altre forme di violenza.

Prevenzione dei danni psicologici: ridurre il rischio di manipolazioni emotive, umiliazioni o discriminazioni.


In questa dimensione, il safeguarding funziona come un “scudo” che protegge chi è più vulnerabile dalle insidie di un ambiente potenzialmente dannoso.


La sicurezza come forma per l'abilitazione

La sicurezza non è solo difesa. Esiste una dimensione altrettanto cruciale: quella abilitante, che permette alle persone di agire liberamente e con fiducia. Essere al sicuro non significa soltanto essere protetti, ma anche avere la libertà di esprimersi, crescere e sperimentare senza paura di ritorsioni o conseguenze negative.


Ad esempio, una sicurezza abilitante permette a una persona di:

Esprimere la propria opinione senza timore di giudizio

Sperimentare nuove competenze o ruoli sapendo di avere un supporto

Chiedere aiuto senza il rischio di essere stigmatizzati


In questo senso, la sicurezza diventa un “ponte” verso l’autonomia e la crescita personale.


Difesa e abilitazione

Questi due aspetti – difesa e abilitazione – sono indissolubilmente legati. La sicurezza difensiva crea le condizioni di base per sentirsi al sicuro; la sicurezza abilitante fornisce il terreno fertile per prosperare.


Un ambiente davvero sicuro è quello in cui ci sentiamo:

1. Protetti da ciò che può danneggiarci.

2. Supportati per esplorare, crescere e realizzare il nostro potenziale.


Pensiamo, ad esempio, a una scuola. La sicurezza difensiva protegge gli studenti da bullismo e discriminazione, mentre quella abilitante offre loro la possibilità di partecipare attivamente, esprimersi liberamente e sviluppare fiducia nelle proprie capacità.


Un impegno concreto

Per creare spazi che siano davvero sicuri, dobbiamo ricordarci che queste due dimensioni non sono alternative ma complementari. In ogni contesto – che si tratti di un’istituzione educativa, di un’organizzazione o di una comunità – il safeguarding deve considerare entrambi gli aspetti.


Cosa possiamo fare?

Praticare: Garantire che la protezione sia integrata in ogni livello delle nostre azioni.

Osservare: Monitorare costantemente se le persone si sentono libere di agire senza timore.

Pretendere: Richiedere che entrambi gli aspetti della sicurezza siano rispettati e promossi.


La sicurezza, intesa come difesa e abilitazione, non deve essere un privilegio, ma un diritto fondamentale. Creare ambienti in cui ci sentiamo protetti e supportati non è solo un dovere etico, ma anche un investimento nelle possibilità di ciascuno di noi di prosperare.

 
 
 

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