Il linguaggio delle persone sopravvissute ad abusi infantili con disturbi ossessivo-compulsivi
- Gabriele Carmelo Rosato
- 19 lug 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 23 nov 2024
In che modo il linguaggio può plasmare la nostra esperienza dello spazio in cui viviamo? Mi domando questo da anni, e ho applicato questo quesito alla mia ricerca, chiedendomi cosa accade per coloro che convivono con un trauma infantile e il disturbo ossessivo-compulsivo (DOC).
Recentemente ne ho parlato alla conferenza “OCD in Society: The Language of Obsessive-Compulsive Disorder” tenuta all’Università di Losanna il 7 giugno 2024. La mia presentazione, intitolata “Il Ruolo del Linguaggio nelle Esperienze Spaziali dei Survivor di Abusi Sessuali Infantili con Disturbo Ossessivo-Compulsivo: Un Approccio Etnografico alle Narrazioni Visive e Verbali”, ha approfondito i primi risultati della mia ricerca sul campo.
L’Intersezione tra Linguaggio e Trauma
Il linguaggio è uno potente mezzo che influenza il modo in cui percepiamo e interagiamo con il mondo. Per le persone sopravvissute ad abusi sessuali infantili che convivono anche con un disturbo ossessivo-compulsivo (OCD), il linguaggio orienta la "bussola" del trauma nella gestione quotidiana di questa condizione. La mia ricerca sta tentando di esplorare l'esperienza dei survivor attraverso le loro forme di comunicazione (verbali e non verbali) nella creazione (e conservazione) dei propri spazi ‘sicuri’, siano fisici sia digitali.
Attraverso interviste in profondità e pratiche di etnografia visiva, lo studio esamina come il linguaggio per i survivor si intersechi con i modelli linguistici osservati nelle persone con DOC.
Narrazioni Visive e Verbali: Un Approccio Misto
Uno degli aspetti creativi della mia ricerca è l’uso dell’etnografia visiva in combinazione con le interviste tradizionali. Questo approccio include foto, videotour guidati dai sopravvissuti ed esercizi di cartografia narrativa, al fine di rendere i partecipanti della ricerca co-autori e co-autrici dell'etnografia. Queste narrazioni visive aggiungono profondità ai racconti verbali, fornendo una lente privilegiata sull'osservazione dell’interazione complessa fra trauma, linguaggio e spazio.
Durante la mia presentazione, ho condiviso frammenti di storie scaturite dalle interviste, facendo emerge come le compulsioni e rituali siano spesso legati a un intenso bisogno di sicurezza. Frasi come “Credevo che sarei morta se non avessi ripetuto quei gesti all'infinito” e “Sono bloccato in questo rituale” evidenziano il ruolo cruciale che queste azioni giocano nelle loro vite quotidiane. Nonostante questi rituali richiedano sforzo, sono essenziali per la sopravvivenza e il coping.

Fra Terapia ed Empatia
Comprendere le pratiche linguistiche e spaziali dei survivor con DOC offre preziose intuizioni adatte agli esperti del campo, come psicoterapeuti. Imparando a interpretare come il linguaggio partecipa della definizione del proprio ‘spazio sicuro’, il supporto dei survivor potrà essere più empatico.
Questa ricerca è resa possibile anche grazie alla collaborazione con l'associazione Meti, che ha fatto circolare la mia iniziativa, consentendomi di entrare in contatto con la maggior parte dei "partecipanti", o – come preferisco dire – con le persone con cui condivido questa ricerca.
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